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Recensione dischi: Discipline, King Crimson

Uno degli album fondamentali per la storia del progressive rock



Discipline è uno degli ultimi album dei King Crimson. Questo è probabilmente un album fenomenale, ed è senza dubbio diversissimo dai primi lavori di questo gruppo. Gruppo, si fa per dire, visto che in realtà Fripp cambia quasi tutti i musicisti ogni anno. Passiamo alle componenti musicali. Due chitarre vorticano facendo arpeggi meravigliosi ed ipnotizzanti, mentre 
poliritmi risuonano in tutti i pezzi. Un ottimo esempio degli particolarissimi arpeggi di questo album lo possiamo trovare in “Frame By Frame”. Tutti i pezzi sono fantastici, ma hanno un solo difetto: la ripetitività. Fripp si concentra su questi arpeggi ipnotizzanti e su questi ritmi in stile africaneggiante, ma si dimentica di fare pezzi che siano differenti tra di loro, ed il risultato è una ripetizione dello stesso pezzo più volte. Tuttavia ci sono ottimi pezzi come la già citata Frame By Frame e la fantastica Thela Hun Gingjett, di puro stampo africano. Se dovessi spiegare a qualcuno cosa significa arrangiare bene un pezzo, probabilmente gli farei ascoltare la prima traccia, Elephant Talk, che contiene un’effettistica divina. Una cosa molto particolare dell’album è anche il kit di batteria utilizzato da Bill Bruford: abbiamo infatti rullante al centro, timpano alla sinistra, hi hat a destra e piatti tutti intorno. La cosa buffa è invece vedere tre octoban, un cowbell ed un rototom di fronte al suonatore, sopra alla grancassa. Un album interessante, ma purtroppo ripetitivo.

Falangher.