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Recensione cd: Grace, Jeff Buckley.

Uno dei cantautori emergenti più importanti e una delle voci più soavi di sempre.



Se gli angeli cantassero lo farebbero come quest'uomo.
Jeff Buckley è una delle voci nuove rispetto alle grandi band rock della sua epoca, ed è proprio questa una delle particolarità del suo stile.
Da sempre si premiano coloro che si distinguono, che riescono a creare qualcosa di peculiare se vogliamo innovativo da qualche punto di vista (anche se l'innovazione è sempre relativa) e Jeff Buckley è l'esempio perfetto di questo distaccamento e sconvolgimento delle regole.
Infatti non solo pubblicò un album completamente classic rock in discordanza con il mondo del grunge, ma lo fece anche incentrando del tutto il suo progetto sulla voce.
Buckley era stato da sempre un artista semplice, infatti si serviva del minimo possibile (o il massimo, dipende dalle prospettive) per comunicare i suoi messaggi e esprimere la sua musica. Inoltre quando suonava nei locali di musica live e orde di discografici gli offrivano contratti vantaggiosi, costui se ne fregava; di fatti, per un lungo lasso di tempo, non cedette alle insistenze di quegli uomini incravattati che volevano la sua anima.
La più grande qualità di Jeff Buckley è stata quella di non attingere mai dal campionario del padre Tim, uno dei più grandi cantautori del secolo scorso, evitando che la sua arte si cristallizzasse nel blasone del suo cognome.

Grace, nonostante sia l’unico disco rilasciato da Jeff Buckley, rappresenta la forza e la grande personalità di quest’uomo che è riuscito a creare qualcosa di completamente diverso da ciò che erano gli standard del tempo.

Falangher.
falangher@emergenza.net