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2003giugno
BOLOGNA IN ACUSTICO
Una serata intima e caldissima lancia in orbita gli AFTONIA
Ore 21:30. Aprono la serata del festival acustico a Bologna i RENUDO. I brani in italiano sono efficaci anche se l’esecuzione lascia un po’ a desiderare. Certo, aprire la serata non è mai facile, ma la voce di Elisa Siroli non è sempre sicurissima. Va detto che qualche problema di carattere tecnico può aver distratto la band e fatto perdere concentrazione ed impatto. Il giudizio rimane comunque positivo per quanto riguarda le composizioni. Buoni i testi in italiano, mai banali. In definitiva la band si inserisce nel solco del pop-rock acustico con una certa disinvoltura. Bisogna crescere ma qualche buona idea sembra affiorare. Il punto debole, non se ne abbiano i singoli musicisti, appare essere la sezione ritmica troppo disinvolta e fallosa.
All 22:00 è il turno dei UMBIBAR BAND. Una classica blues band stagionata come il buon vino. Peccato che la band non abbia di fatto preparato un vero set acustico. Ce ne sarebbe stato modo. Con un repertorio che affonda le radici nei classici del blues non sarebbero mancate certo le occasioni. Invece il gruppo propone tutte cover di brani elettrici intestardendosi a suonarli con strumenti acustici. Sfortunatamente la chitarra acustica non reagisce affatto come l’elettrica con la quale, siamo certi, Arturo Di Giacomo, potrebbe fare scintille. A poco vale la buona performance del cantante Fausto Franceschini, simpatico ed a suo agio nella serata. Peccato un’occasione sprecata.
Terzo gruppo sul palco: Soul Circle. La band è originale e presenta brani di propria composizione di buona fattura. Ancora una volta però va registrata la mancanza di lucidità dei musicisti che presentano degli arrangiamenti inadatti ad un set acustico. Le chitarre del cantante Fabio Balbi e del chitarrista Luca Poppi sono in realtà ben congegnate. L’impressione è che il set sarebbe stato pressochè perfetto se la band si fosse limitata a presentarsi in versione duo. Mirko Poppi al basso ha infatti insistito a suonare il suo strumento come se si trovasse nel corso di un set wired con una batteria alle spalle. L’insistenza e la ridondanza dei suoi riff hanno, in gran parte, vanificato l’ottimo lavoro portato avanti con efficacia e classe dai due chitarristi. Luca Giacopini alle percussioni ha poi definitivamente fatto sbandare la performance, dimenticando completamente che le percussioni sono uno strumento vero e proprio e che, saper suonare la batteria, non vuol dire affatto essere automaticamente in grado di mettere le mani sulle congas in modo dignitoso. Peccato, la voce di Balbi avrebbe potuto ben figurare se non fosse stata inutilmente aggredita dal duo ritmico in serata no. Ci piacerebbe riascoltare, ad esempio, la versione struggente di Little Wings in versione semplice chitarra e voce. La immaginiamo da applausi, quella ascoltata stasera era pasticciata e confusa.
Sono le 11:00 e sul palco salgono gli Aftonia. Il quartetto sembra aver preparato una scaletta in versione acustica abbastanza ben studiata. Valentina Gerometta appare credibile ed efficace al microfono e, Marco Biagi, è il primo percussionista della serata che sembra essere a proprio agio lontano dalla batteria. I brani (tutti originali) sono piacevoli pur senza strabiliare per genio compositivo. In generale la band è comunque molto valida. Il carisma di Valentina può far andare lontano. L’impatto generale è convincente e si vede dalla platea che i ragazzi si divertono a stare sul palco. Insomma un set fresco, energico ed affascinante. Bravi.
L’ultimo gruppo a salire sul palco si presenta con una cover classica degli anni 70 (Superstition) e dimostra subito di avere tutte le carte tecniche per mettere insieme un ottimo set acustico. Il percussionista è, finalmente, un vero percussionista e non un batterista più o meno improvvisatosi tale. Le chitarre acustiche sono usate in modo efficace e trascinante. Il bassista porta le sue scale swingate dove dovrebbero sempre stare quando si suona unplugged. Il concerto dei RED BARON appare subito come il più