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I The Yodas, si racontano per Emergenza!

Il gruppo con il mito di Star Wars, che arriva a guadagnarsi la semifinale del Black Out



Prima di tutto, il nome della vostra band..che significa?
Chi lo ha scelto e perchè? Il nome è nato da una maglietta che raffigura Yoda con cuffie e occhiali da sole. Lo abbiamo scelto come simbolo sia come un tributo alla serie di Star Wars sia perché Yoda è un personaggio caratteristico, che non rimane inosservato. Ci siamo rispecchiati in lui.

Chi scrive i testi delle vostre canzoni e chi cura gli arrangiamenti?
I testi sono opera di Pablo che scrive strofe su strofe che poi vengono adattate ai pezzi. In determinate canzoni, soprattutto nei live, alcune strofe sono freestyle in inglese. Per la stesura degli arrangiamenti il discorso è diverso: di solito Luca e Iacopo scrivono e compongono insieme i pezzi per poi portarli in sala, e naturalmente da li Giovanni e Valerio li completano. Altri pezzi sono nati da jam in sala prove. Quando sentiamo che esce fuori qualcosa di convincente ci lavoriamo sopra fino a farla diventare una canzone.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente i vostri gusti e le vostre scelte musicali?
Non abbiamo un particolare artista o un genere di riferimento. Insieme proviamo a sperimentare funk con elettronica e rap, spaziando dal metal fino alla reggae. Cerchiamo semplicemente di mettere insieme le diverse influenze che negli anni passati ci hanno fatto crescere singolarmente a livello musicale. Vogliamo provare a fare qualcosa di diverso dal solito.

Vi aspettavate di raggiungere la semifinale?
Onestamente la semifinale è arrivata inaspettata. Sapevamo della competitività dei gruppi presenti a questa manifestazione e ci siamo preparati, ma dobbiamo tutto al nostro pubblico che ci ha permesso di andare avanti, a tutte le persone che sono sempre sotto al palco ad ogni nostro concerto.

Quali sono le vostre aspettative rispetto a questa competizione?
Non siamo spinti dalla voglia ossessiva di vincere ad ogni costo, perché sappiamo che la strada da percorrere è ancora lunghissima. Suoniamo per noi stessi, per trasmettere all’esterno quello che ci piace e provando a farlo piacere a chi ci ascolta. Anche non passando la semifinale continueremo a fare quello che ci piace, cioè suonare.