Mio padre ha iniziato a portarmi in fabbrica quando avevo 10 anni, subito dopo la guerra. Ma solo quando poi sono diventato più grande ho iniziato a venirci spesso. Anche se a casa mia si respirava l'aria della fabbrica.
UFIP è l'acronimo di Unione fabbricanti Italiani Piatti Musicali, che vuol dire e chi ne fa parte?
L'Unione fabbricanti Italiani Piatti Musicali è nata nel 1931 come cooperativa che metteva insieme 5 famiglie produttrici di piatti musicali allo scopo di non farsi concorrenza, e questa per l'epoca era un'idea veramente innovativa. Ancora conservo qui nel mio ufficio la targhetta con i nomi delle famiglie. Fino al 1960 è stato un progetto in rodaggio e ogni famiglia produceva separatamente, poi nel 1968 è diventata l'UFIP con produzione nella zona industriale di Pistoia. Dal '68 ad oggi sono tantissimi gli eventi che hanno influenzato la storia di questa azienda. Dalla crescente competitività, alla guerra in Vietnam che ha influito sul prezzo dello stagno, necessario per la produzionde del bronzo, la cui lega ideale è composta da 80 parti di rame e 20 di stagno. Quello che è rimasto come una costante in tutti questi anni è il lavoro artigianale, che è sempre stato una priorità per noi.
In questo momento di forte crisi la vendita di batterie acustiche è diminuita quasi del 50% a favore delle batterie elettroniche, come avete vissuto la cosa?
Innanzitutto bisogna comprenderne le cause, che non possono essere solo nella crisi. Dipendono dalla caduta di cultura, dalla perdita di valore dell'artigianato e dalla mancanza di studio. Inoltre non c'è più chi insegna a fare determinati lavori né chi valorizza il lavoro manuale. Le stesse problematiche le ha chi fa anche per esempio batterie in maniera artigianale. Per dirla in parole povere non è un problema di piatti o batterie, è la produzione industriale che vince su quella artigianale.
Come è quindi il rapporto con i suoi competitor?
Bisogna dire innanzitutto che tutte le marche fino agli anni 60 facevano parte di UFIP. Il cambiamento forte c'è stato con l'avvento della musica rock e di Woodstock. C'è stata infatti una massificazione e una grande crescita di richiesta. A quel punto le fabbriche per chiari motivi di quantità hanno cominciato a modificare la produzione industriale, trascurando totalmente l'aspetto acustico. Certo noi un minimo ci siamo dovuti adeguare, ma facciamo solo 3 linee di produzione industriale e in realtà sono prodotti che devono servire per lo studio iniziale dello strumento.
Quello che succede oggi è che si arrivano a vendere dei piatti di bassissimo livello perché li suonano musicisti molto famosi, che tra l'altro vengono pagati per farlo. Inoltre con l'avvento delle grandi arene e dei festival all'aperto anche se uno strumento non suona proprio come dovrebbe, non se ne accorge più nessuno. E poi i negozianti sono ignoranti, vendono volentieri su catalogo o le prime cose che trovano. Io ho partecipato ben 25 volte alla fiera Francoforte e all'epoca i giapponesi avevano degli stand minuscoli e fotografavano i nostri, ora sono i più forti. Si è arrivati al punto di creare un prodotto e scrivere la musica apposta per quello.
Lei ha ancora il piacere di stare in fabbrica ed essere presente nel processo di produzione?
Io sono la memoria storica quindi sto spesso in giro, vado nelle scuole a parlare ma il mio ufficio resta qui dentro, nella fabbrica. Sto qui quando viene qui Marco Volpe o il batterista di Zucchero a scegliere i piatti o quando vengono gli allievi a seguire un ciclo di lavorazione, perché qui si lavora fin dalla fusione, un ciclo completo, non come agli altri che arriva direttamente un foglio di laminato. Quindi i ragazzi vengono si mettono i guanti e poi decidono che piatti vogliono comprarsi, ci sono delle cabine acustiche e spendiamo anche un'ora o due per scegliere un set di piatti. E' strano perché adesso molti ragazzi studiano la fisica del suono, fisica dei metalli, ma se gli chiedi come è composta una lega non sanno rispondere né loro né gli insegnanti.
Ed infatti UFIP ha un occhio di riguardo verso i giovani musicisti, è per questo che avete deciso di sponsorizzare Emergenza Festival?
Noi da 40 anni diamo attenzione ai giovani musicisti in tutti i modi possibili. Mi viene in mente Leandro Bartorelle di Livorno che è un Tullio de Piscopo del 2000, noi l'abbiamo supportato fin da ragazzino e ora suona in Inghilterra, in Europa, a Dubai ecc. Noi gli abbiamo dato il materiale per studiare e abbiamo puntato su di lui, a prescindere dal fatto che facesse successo a meno. Riguardo Emergenza Festival, conoscevamo già l'iniziativa e poi abbiamo avuto l'occasione di incontrare Francesco Frilli del vostro staff e abbiamo convenuto che era sicuramente il caso di dare spazio a questa partnership.
Possiamo farle una domanda personale: é sposato? Ha figli? I suoi figli lavorano con lei?
Ho un figlio che ha 48 anni, quindi bello cresciuto! Lui è un artigiano ancora più bravo di me. Quando era ragazzo l'ho mandato a lavorare da un'altra parte ma alla fine è voluto tornare da noi, ed è diventato un artigiano importante. Siamo entrambi appassionati di musica jazz e andiamo ai concerti insieme, anche se io ormai ho una certa età non ce ne perdiamo uno! Lui fa anche ricerca sul suono, ed infatti ci sono 3 linee firmate da lui che sono quelle più sperimentali. Anche perché per i jazzisti i piatti andrebbero cuciti su misura!
Lei mi diceva di essere impegnato personalmente anche con una fondazione.
Si, la fondazione a mio nome, che è un centro di documentazione musicale. La famiglia Tronci al'inizio costruiva organi per la chiesa e grazie a questo una grande quantità di musicisti di ogni ordine e grado sono passati per Pistoia. I miei antenati hanno lavorato con Puccini e Mascagni!
Ringraziamo ancora il Sig. Tronci, è stata una chiacchierata davvero piacevole, affascinante e istruttiva!
Per saperne di più sulla Fondazione Luigi Tronci ecco il link!