Come si è accennato a proposito della componente istintuale nel comportamento della star e, come si analizzerà in modo più completo nei capitoli seguenti, il tema della posizione del leader in rapporto, tanto al suo personale microcosmo di riferimento, quanto a quello pubblico con la folla, non è l'ultimo degli elementi che possono contribuire a spiegare le dinamiche proprie agli eventi di massa.
Un lavoro che affronta in modo specifico questa materia è la produzione del gruppo inglese Pink Floyd, The Wall. L'opera, presentata nel 1980, è composta da poco più di ottanta minuti di musica posta a commento di un film dove si alternano immagini cinematografiche ed animazioni. Al di là della notorietà e del successo ottenuto dal complesso inglese (determinato anche dalle loro spettacolari e discusse esibizioni nella laguna di Venezia ed, in tempi più recenti in occasione dell'apertura del muro a Berlino) il film musicale mette in scena in modo realistico e brutale la realtà alienante all'interno della quale il leader carismatico di una moderna band vive il suo quotidiano.
L'opera, che adotta a propria rappresentazione il simbolo del muro che divide ed impedisce la comunicazione tra gli individui, presenta, tra gli altri, tre aspetti particolari che possono, in questa sede, essere utili per analizzare la figura della rock star contemporanea.
Il primo elemento, ricorrente e dominante nel film, è rappresentato dalla ricostruzione del grande concerto rock inserito in una scenografia che richiama esplicitamente i raduni politici del terzo Reich. L'intuizione del regista Alan Parker, realizzata con grande efficacia scenica, evidenzia in modo palese i diretti legami tra la tradizione oratoria dei dittatori del 1900 e la figura della rock star. La completa corrispondenza comportamentale della star con i leader totalitari, trasparente nella gestualità e nella ritualità del rapporto con la massa, viene esibita in tutta la sua tormentata franchezza. Il rapporto di continuità emotiva tra le diverse epoche, ed in particolare tra le rappresentazioni nazionalsocialiste ed i moderni happening rock emerge in questo caso in modo lampante.
Un secondo tema presente nell'opera è la lacerante difficoltà del leader di conservare un rapporto equilibrato tra l'essere da un lato il punto di riferimento della moltitudine e dall'altro lo strumento principale di un dispositivo organizzativo incapace di armonizzare i propri ritmi a quelli delle esigenze personali della star. "The show must go on" rappresenta qui (oltre che uno dei titoli dell'opera) tutta l'imponenza dell'incedere autonomo dei tempi delle rappresentazioni dove l'individuo singolo non è più in grado di controllare le dinamiche e le aspettative della massa. Il punto è che la presunta leadership si trasforma in un carico insostenibile quando non è puntellata dalla profonda consapevolezza di una missione morale da compiere. La moderna rock star si trova però raramente nella condizione di immedesimarsi nel profondo con il messaggio che propone alla folla e, per superare questa dicotomia lacerante, ha la necessità di dotarsi di tutto il cinismo indispensabile a superare l'evidente amoralità del ruolo.
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27
2012dicembre