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La crisi delle star della musica

Le motivazioni del declino delle grandi star e il legame con il calo della vendita dei dischi



Ci appare ragionevole sostenere che la crisi della star ha solo in minima parte un legame diretto con le difficoltà commerciali dei produttori discografici. La figura del mito della musica è alimentata da dinamiche che non appaiono prodotte dalla vendita dei dischi, anzi, sembrerebbe legittimo sostenere che è la forza emozionale della star che, eventualmente, può rivelarsi in grado di generare una maggiore tendenza verso il consumo di prodotti specifici. Il ruolo simbolico che il mito riveste per la folla non sembra essere meramente iscrivibile nell'ambito degli oggetti-mito che il sistema dei consumi ha l'esigenza di generare.

In questo senso Buxton sostiene che, nella sua essenza specifica di "prodotto simbolo", il disco stesso ha perduto molto del suo fascino, e con il declino della sua connota­zione "sociale" il suo valore d'uso è crollato trascinando nella caduta il potere di attrazione delle star. Ciò dovrebbe apparire particolarmente evidente all'analisi dell'inizio dell'ultimo quarto del secolo scorso segnatamente nel fenomeno della discomusic, periodo al quale è corrisposto sostanzialmente il calo delle vendite:

 "Con il genere disco, la musica era ridotta alla sua utilizzazione più funzionale, cioè a far ballare. Allo stesso tempo questo genere di musica non aveva l'assoluta esigenza di produrre le tradizionali star, al posto delle quali si ponevano i produttori che arrivavano al punto di chiedere i diritti d'autore. "In un gruppo rock tutti contribuiscono in qualche modo — spiegava il pro­duttore Giorgio Moroder — ma nella disco music il produttore è un dittato­re". Nel suo dossier sulla disco-music Newsweek affermava: "Il ruolo dei musicisti... è interamente formale; seguono ciò che è scritto sullo spartito. Spesso il produttore è l'unico a sapere come sarà il disco fini­to, mentre i musicisti non di rado ignorano addirittura per quale disco stan­no suonando".

Insomma, l'avanzare di un modello professionale che presenta caratteristiche relativamente compatibili con altri settori (cioè la figura di un consulente-tecnico-artistico-produttore che realizza le sue opere senza l'esigenza di proiettare l'immagine del "genio creativo"), dovrebbe essere uno dei fattori che concorrono a cancellare dal panorama sociale la figura della star. Nella realtà, alla fine degli anni 1970, sembra soprattutto essere la forza stessa di attrazione del mito che, arretrando, cede fatalmente lo spazio ad altri soggetti: il rapporto tra induzione al consumo e forza emozionale del leader è importante sotto l'aspetto della gestione e dell'indirizzo del mercato ma, in ultima analisi, non sembra ragionevole ipotizzare che la forza carismatica del mito del rock sia il risultato e non la causa della vendita dei suoi dischi.

Come si vedrà in seguito in modo più dettagliato, la specifica crisi delle star della musica leggera potrebbe, in definitiva, essere identificata come uno degli elementi palesi di una più generale trasformazione tanto del rapporto tra società dei consumatori e modelli del consumo, quanto della relazione in essere tra le aspettative ideali e gli strumenti che ogni cultura produce per soddisfare queste ultime. Qui può essere sufficiente ribadire che, pur nel segno di una sostanziale continuità dei modelli generali che regolano il rapporto tra leader e folla, la figura del capo carismatico non è necessariamente in grado di riprodursi immutata dove dovessero essere assenti elementi mistici ed emozionali pre-esistenti alla comparsa stessa del leader.