Un aspetto utile per la comprensione della continuità delle dinamiche simboliche della massa, che si ripete con attributi sostanzialmente analoghi nel tempo, è quello rappresentato da alcune figure espressive, interne alla massa, capaci di incarnare simbolicamente l'esaltazione della moltitudine. La giovane donna è, ad esempio, una figura significative che compongono con una certa linearità il panorama dell'audience degli eventi pubblici nelle diverse epoche.
In particolare vale la pena di soffermarsi brevemente sulla figura della donna adolescente1. Tanto le cronache cinque-seicentesche quanto l'iconografia stereotipa dei raduni rock della seconda metà del secolo scorso insistono, infatti, sulla descrizione della reazione emotiva della teen-ager come simbolo rappresentante la partecipazione dell'intera massa alla cerimonia collettiva.
Ora, se l'immagine della giovane e la sua utilizzazione a fini di comunicazione assurgono a modello classico anche in ambiti totalmente differenti da quello analizzato, è pur vero che, per quanto riguarda la nostra indagine, essa ricorre con un indice di continuità che apparirebbe imprudente considerare casuale. Tra le grida invasate e la partecipazione isterica delle giovani vergini riferite dalle cronache dei riti del XVI e XVII secolo, e la strabordante esuberanza delle groupies trattenute a stento dai bobbies inglesi in occasione dei concerti beat del 1960, la differenza è meno da ricercare nella qualità intrinseca dello stato emotivo di quanto vada fatto nelle differenze tra gli aspetti comportamentali o linguistici. La teen-ager, incarnando l'innocenza e la sensualità, rappresenta tanto un modello tipico, al quale indirizzarsi per rendere palese il messaggio etico che la star vuole affermare, quanto l'aspetto rituale che la rappresentazione della vergine che si mischia alla folla riesce ad evocare.
La massa inoltre, come abbiamo visto, diretta nelle sue reazioni dagli officianti minori, che dal palco indicano il giusto comportamento per uniformarsi ai ritmi della liturgia, si trova in condizione di identificare in modo endogeno le reazioni guida incarnate dalla personalità allegorica della giovane donna presente all'interno della folla stessa. Senza essere in modo esclusivo o sostanziale il target primario delle star, le teen-ager incarnano il medium simbolico attraverso il quale tanto i modelli politico-religiosi, quanto quelli del consumo possono essere efficacemente veicolati.
In occasione dei concerti rock, quando la televisione ricerca le inquadrature-tipo per rappresentare al meglio la partecipazione della massa, l'obiettivo indugia sintomaticamente sui volti delle giovani fans in estasi nelle prime file. L'adozione del capo carismatico ad uso sostitutivo e rivale del mito del padre, che il modello della fanciulla-simbolo incarna nella sua accezione più banalmente riconoscibile, non rappresenta l'ultimo degli elementi che concorrono a formare la componente antagonista e la mitologia rivoluzionaria dei grandi eventi di folla.
L'immaginario collettivo della figura di donna giovane, non ancora completamente affrancata dai legami con la famiglia d'origine ed al contempo non ancora vincolata e assoggettata dalla partecipazione ad un legame di coppia, impersona la fase di passaggio esistenziale che, nella sua proiezione cerimoniale incarna efficacemente la singolarità del rapporto tra massa e palco e le aspettative di liberazione e catarsi espresse dalla folla. Né più completamente "figlia", né ancora compiutamente "madre", la teen-ager non manca di rappresentare il modello umano ideale al quale la massa si rivolge per emanare e raffigurare il bisogno di essere riscattata da oneri, responsabilità ed obblighi socialmente impegnativi. Questo fenomeno è, naturalmente, tutt’altro che peculiare in senso esclusivo alla parte femminile della società, anzi, va rilevato quanto le differenze di genere abbiano, nell’ambito specifico di quest’analisi, pochissima cittadinanza
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30
2012ottobre