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Sul portale della musica di Emergenza ancora storia del rock

Continua la pubblicazione dell'analisi del rock e dello show business



Per quanto istinto, carisma e mestiere l'officiante principale possa introdurre nella rappresentazione l'assenza di un "binario certo" ed accuratamente monitorato non potrebbe non obbligare ogni leader ad un improponibile sforzo di improvvisazione e di continua re-interpretazione per governare efficacemente le mutevoli reazioni della massa. Secondo Luigi Maria Sicca1, questa dinamica mantiene un'importanza persino nell'ambito dei rapporti "interni" all'organizzazione, in definitiva, nelle organizzazioni artistiche la struttura della comunicazione tra gli attori sociali si basa sulla propensione a superare le distinzioni tra i ruoli e tra gli spazi prestabiliti, poiché è fortemente sentita la tendenza dei singoli a identificarsi con l'organizzazione. La musica da camera, ad esempio, da questo punto di vista, con le sue caratteristiche spaziali (pochi soggetti che si guardano reciprocamente, in posizione semicircolare e a stretto contatto con gli ascoltatori), è un caso emblematico di come in tutte le organizzazioni siano presenti modalità di sviluppo delle persone che vivono attribuendo un forte valore al proprio "ruolo", al di là delle "mansioni" e delle "posizioni" designate formalmente. Nelle organizzazioni dello spettacolo, la struttura degli spazi fisici ha un ruolo fondamentale. Lo spazio risulta essere una categoria fondamentale, che dà il significato ai rapporti tra le cose e le persone e ne definisce le relazioni reciproche; lo spazio è cruciale nella determinazione del "clima organizzativo" e diviene un luogo di "culto" che assume una funzione "mitica", in grado di aggregare le persone intorno a dei valori ed a degli obiettivi condivisi. Lo spazio "mitico" indica la collocazione nello spazio vissuta ed espressa secondo la modalità tipica del "mito", scandita secondo la polarità del sacro e del profano (Bolognini, 1995). Nelle organizzazioni artistiche, alla stregua di quel che avviene in qualsiasi organizzazione, gli spazi vengono per lo più, articolati in base ad un ordine razionale: il palcoscenico, la platea, le gallerie ecc. Questo è uno spazio geometrico e vale solo come condizione logica per dare ordine, per definire un significato analitico. Ma a questo spazi si sovrappongono degli spazi di carattere mitico, e i luoghi assumono connotazioni "sacre e "profane". Lo spazio mitico è sintetico: è come un contenitore che raccoglie i valori ed è espressione stessa del modo in cui i valori sono condivisi dall'organizzazione stessa (Bolognini 1995). In altri termini il "modo" con cui vengono distribuiti gli spazi incide sui processi con cui si determinano i valori per l'organizzazione come realtà autonoma e autoreferenziale. In definitiva, benché nell'auto-organizzazione di un'attività dello spettacolo (per esempio un'attività musicale cameristica) sia ben evidente, in ogni organizzazione occorre sempre considerare anche la dimensione simbolica degli spazi che consente la comprensione di tutti quei fenomeni che si manifestano nella nascita e nella proliferazione di codici, di rituali e di cerimonie i cui significati vanno decifrati e che non potrebbero essere spiegati esclusivamente con un approccio razionale. In definitiva, lo spostamento di angolo-visuale dalla razionalità degli spazi fisici verso il simbolismo degli spazi auto-organizzati favorisce in modo più generale la comprensione di eterogenee microculture organizzative, consentendo una più ampia e articolata diagnosi del complesso mondo delle organizzazioni (Biggiero, 1997).