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Il Grande equivoco del Rock: musica e concerti

Una nuova pubblicazione per le band emergenti e gli appassionati di musica, per parlare del rapporto tra le rockstar e il loro pubblico



Il "nulla" viene riempito dalle grida, dall'appello rabbioso della moltitudine che nella potenza del numero celebra la comunione delle volontà a favore della rinascita. In riferimento a questa specifica fase (ma non solo) appare interessante riportare una considerazione fortemente critica del processo di svolgimento degli eventi di massa e, segnatamente, dei concerti di musica leggera fornita da Theodor Adorno che sostiene che

"l'applauso chiassoso, magari già studiato prima, sta sot­to il segno di ciò che coloro che muggiscono dalle risate chiamano humour; ma questo è intanto divenuta la cosa peggiore che ci sia ad eccezione della mancanza d'hu­mour. La volgarità dell'atteggiamento musicale, lo smi­nuire tutte le distanze, l'insistere sul fatto che nulla di ciò con cui si viene a contatto possa essere migliore di se stes­si (o di quanto si crede di essere), tutto questo ha radici sociali. La volgarità consiste nell'identificazione con l'av­vilimento, dal quale la coscienza prigioniera, vittima di esso, non riesce a uscire. E se la cosiddetta arte inferiore del passato ha provveduto, più o meno volontariamente, a tale avvilimento, se essa è sempre stata a disposizione di individui avviliti, oggi si organizza, si amministra l'av­vilimento stesso, ci si impadronisce dell'identificazione con esso pianificandola. Questa è l'ignominia della musi­ca leggera, e non quello che viene rimproverato ai suoi diversi settori da frasi fatte come "mancanza di spiritua­lità" o addirittura "sensualità sfrenata".

In questo senso Adorno fa assurgere la musica pop a causa scatenante e "contenente" di un fenomeno che (come peraltro rileva lui stesso) appartiene in modo completo alla società o, per così dire a tutte le società che hanno, nel corso della storia, prodotto i riti di folla con tempi e reazioni sostanzialmente analoghi e, dove si voglia convenire con Adorno, sostanzialmente "volgari". Ogni folla che si esalta per un leader proviene, in definitiva, da uno stato di "avvilimento", ogni massa che si riunisce sminuisce le distanze, ogni rito al quale sia presente una moltitudine è sapientemente amministrato da qualcuno. L'equivoco appare generato dalla scelta di Adorno di mettere al centro dell'attenzione il mezzo (cioè la musica) con il soggetto dell'analisi (il rito). In altre parole, se si confrontano un concerto di musica classica con un grande evento rock appare evidente come quest'ultimo possa presentare caratteristiche massificanti ed, al limite, triviali. Il punto è che, i moderni raduni rock, andrebbero più ragionevolmente messi in rapporto con le grandi celebrazioni di massa dei secoli precedenti e non con i pre-esistenti eventi di musica: La musica rappresenta esclusivamente il mezzo attraverso il quale tutte le forze che il sociologo tedesco disistima, si rendono palesi e si dispiegano all'interno di una determinata cerimonia. I tempi del rito, capaci di dettare comportamenti indubbiamente massificanti non sono, come si è già sostenuto, un invenzione dello show business moderno. Le fasi dell'evento si susseguono sulla base di aspettative ed esigenze che, davvero, sono interamente estranee al problema della qualità o della "volgarità" artistica del prodotto-musica che rappresenta solo uno strumento utilizzato per raggiungere uno "stato di liberazione".

La quarta fase della cerimonia, infatti, rappresenta la liberazione. Gli officianti, le star, ritornano ad occupare il loro posto. La resurrezione, il ritorno del Cristo avviene per acclamazione, non è più l'intangibile arbitrio divino a consentire il risveglio ma la forza e la volontà della comunità dei fedeli. L'uomo finalmente si appropria delle prerogative di Dio, il miracolo della resurrezione viene condiviso tra il cielo e la terra e gli uomini sperimentano individualmente e socialmente l'emozione di contribuire al miracolo del ritorno alla vita.