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Il grande equivoco del Rock: il ruolo delle Rockstar

Cosa c'è dietro musica e concerti? Oggi le rockstar e il loro ruolo di leader.



Molto prima dell’avvento dei moderni sistemi di comunicazione e della moderna industria pubblicitaria il logo e la rappresentazione in effige del leader hanno rappresentato potenzialità e pericoli con i quali le diverse culture hanno dovuto confrontarsi. Evidenziare come la cultura islamica ed in seguito quella riformata abbiano volto i propri sforzi ad impedire la rappresentazione di immagini umane può apparire tanto scontato quanto utile. La sintesi tra le aspettative religiose della resurrezione e quelle legate agli eventi di massa è forse proprio contenuta nella straordinaria capacità di quest’ultimi di evocare l’effige, di produrre l’attesa ed, al momento opportuno di rappresentare il corpo in tutta la sua fisicità. In occasione dei grandi happening la resurrezione si officia realmente, tutti gli elementi spirituali vengono incarnati dalla venuta fisica che diviene, finalmente, realtà tangibile. Il mistero dell’eucarestia, la presenza materiale del Cristo che si officia durante la messa è finalmente svelato con una rappresentazione "sublimata" capace di assolvere l’esigenza del rapporto con il soprannaturale della massa. Il corpo, però, assume un'importanza nei due sensi: la fisicità di chi officia si contrappone e si fonde con la presenza fisica di chi assiste. A questo proposito Piergiorgio Pardo nota come la concezione della fisicità come spazio comunicativo implica delle responsabilità ben precise nei confronti del proprio corpo che, in quanto vero e proprio strumento rituale, assume una valenza pressoché sacra1. E' in questa ottica che in epoca moderna si afferma, come suggerisce Castaldo,

il culto del concerto come cerimonia, rito, luogo magico e speciale in cui potevano essere liberate energie profonde e liberatorie. I partecipanti cominciano a for­mare l'idea che la dimensione del concerto delimiti un'area speciale, una vera e propria bolla di anomalia rispetto al reale, così potente da essere vissuta come un frammento di un mondo parallelo, una porzione con­creta di Terra Promessa. Da qui scaturisce l'evoluzione dell'immagine della rockstar, non più idolo effervescen­te, ma spesso superficiale, di turbamenti adolescenziali, quanto un vero e proprio maltre a penser, un leader, un modello di vita, spesso perfino uno sciamano, capace di catturare e far esplodere le energie collettive. Ma questa esaltazione dell'evento specifico del con­certo, con un valore assolutamente sovradimensionata rispetto alla tradizione contemplativa della concertisti­ca occidentale, ha avuto implicazioni enormi per i gio­vani del tempo, perché realizzava, di fatto, anche se nel­l'effimero spazio temporale dello show, quello che pri­ma veniva solo "promesso", evocato a distanza. È un'i­dea così potente che di questa aura ne rimangono trac­ce ancora oggi, seppure svuotate di gran parte della ca­rica sovversiva che questo fenomeno aveva allora. Ma c'è di più. Il concerto diventa un momento fondamenta­le della vita di un musicista rock, trascinato dal succes­so verso l'isolamento tipico del nuovo status legato alla fama e alla ricchezza, perdendo una buona parte del suo iniziale radicamento. Nel concerto, nel quale, come disse una volta Townshend, anche i protagonisti ridi­ventavano parte del tutto, i musicisti ritornano alla di­mensione più prettamente folk di appartenenza comu­nitaria."