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Il rock, i concerti e la loro storia

Sul portale rock di Emergenza oggi ancora un articolo sugli eventi di massa tra presente e passato.



Gli elementi che compongono il rituale degli eventi di massa sono, come abbiamo già sostenuto, comuni alle diverse epoche. Tra questi ve ne sono alcuni particolarmente evidenti ed individuabili all’interno di una logica di lungo periodo. In particolare il riscontro di elementi innestati su comportamenti ed abitudini sociali consolidate spiega la forza di attrazione dell’happening. La preparazione e l’attesa dell’evento appaiono, ad esempio, strumenti indispensabili per produrre la necessaria tensione psicologica ed emotiva. In questo senso esistono, immutabili ed efficaci, una serie di fasi della comunicazione che chi gestisce l’organizzazione deve poter controllare.

I gesuiti, che organizzavano grandiose messe itineranti nel XVII secolo, inviavano nelle località prescelte, cinque/sei mesi prima della celebrazione prevista, un messo per annunciare che nei mesi seguenti si sarebbe potuta tenere la celebrazione stessa. La comunicazione era volutamente imprecisa, raramente si annunciava pubblicamente il luogo esatto ed ancora più raramente la data esatta dell’evento persino quando tutto era stato già concordato con la diocesi locale. Normalmente si annunciava lo stesso evento in più località e nelle campagne circostanti della stessa regione, alimentando in ogni comunità l’orgoglio per essere stata destinata ad ospitare la riunione, monitorando al contempo il livello di adesione potenziale che si sarebbe potuta ottenere nelle diverse province.

Una seconda fase seguiva la prima di circa due mesi e consisteva nel definire il luogo della celebrazione (quasi sempre prescelto in base alle aspettative di partecipazione per area) mantenendo ancora una studiata indeterminatezza rispetto alla data. La conferma della location alimentava una sostenuta attività mercantile a livello locale che aveva per epicentro la comunità prescelta, contribuendo alla formazione di un’atmosfera febbrile e "straordinaria" capace di moltiplicare l’attesa dell’evento. A due mesi circa dalla riunione veniva finalmente annunciato pubblicamente il giorno (o i giorni) delle celebrazioni e presentato il programma del rito, i nomi dei predicatori, gli ospiti stranieri e il tipo di indulgenza che avrebbe potuta eventualmente essere predicata. In particolare la presenza di personaggi provenienti da paesi lontani, o comunque considerati "esotici" dal pubblico, rappresenta uno degli elementi chiave della cerimonia. I modelli sono, in questo senso, numerosi. Adriano Prosperi ad esempio cita Alessandro Valignano che nel 1585 riuscì a far venire in Europa, dal Giappone, alcuni giovani, eredi di potenti famiglie («principi» è il termine che fu usato allora costantemente): furono ricevuti da Filip­po II e da papa Gregorio XIII. Durante il loro viaggio, ricevettero ac­coglienze spettacolari nelle principali città spagnole e italiane. Il ricor­do del loro passaggio fu tenuto vivo con numerose pubblicazioni, che furono promosse per lo più dalla Compagnia di Gesù. La fama delle missioni gesuitiche in Estremo Oriente ne fu esaltata. Solenni apparati celebrarono il passaggio dei giovani giapponesi; l'effetto propagandistico fu moltiplicato da una vera e propria campagna di stampa, in Europa e anche in Giappone. È un caso esemplare di doppia pro­paganda: al mondo europeo e in particolare a quello cattolico l'accura­ta regia di quel viaggio, con le entrate trionfali dei giapponesi cristia­nizzati nelle principali città, doveva offrire la certificazione del suc­cesso raggiunto dai missionari, dimostrando che le lettere stampate dai gesuiti, con le loro narrazioni edificanti di conversioni, non mentiva­no. Ai giapponesi, bisognava invece offrire un'esibizione dell'impor­tanza politica delle corti europee, in modo da far percepire loro - die­tro la povertà e l'umiltà dei missionari - lo splendore del mondo che stava alle spalle di quei modesti rappresentanti. La delegazione dei gio­vani giapponesi doveva testimoniare in tal senso; e per divulgarne la te­stimonianza si fece ricorso anche in Giappone allo strumento della stam­pa. Nell'opera che fu allora stampata per lettori giapponesi, si forniva una descrizione della realtà politica e religiosa dell'Europa: forme del po­tere politico e religioso, pratiche sociali, città, armi e tecniche. E ogni volta un confronto tra la realtà giapponese e quella europea doveva mo­strare le differenze profonde dietro le apparenti somiglianze. Era un progetto ambizioso: si trattava di costruire un dittico che offrisse im­magini accattivanti della stessa realtà in due diverse direzioni.