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Nuovo articolo sul "Grande Equivoco del Rock"

Sul sito del contest di musica Emergenza oggi un articolo sulla performance come bisogno di sentirsi parte di una comunità



Un'altra componente è quella spirituale. La convinzione piuttosto comune che un moderno evento musicale debba essere contrapposto, più che associato, alle tradizioni proprie del rito religioso, rappresenta in termini di dinamica sociale, un grossolano errore di valutazione. L’accettazione estatica dei disagi della promiscuità, la confluenza su di un ideale o un soggetto comune, la riduzione del livello di consapevolezza della propria individualità, la ricerca di una catarsi collettiva, la liberazione dalle pratiche comportamentali quotidiane, l’oblio formale delle differenze sociali erano componenti essenziali in occasione di un raduno religioso nel XVI secolo tanto quanto lo sono state in occasione di una performance dei Beatles nel terzo quarto del secolo scorso. Come sottolinea Castaldo, i primi grandi raduni pop sono l'espressione della voglia di perdita di identità individuale da parte dei gio­vani, del desiderio di "sentirsi" parte di una comunità, di trascendere il proprio "ego" in un'entità più grossa, sovraindividuale. Componente capace di generare un robusto, dilagante supporto emotivo, creativo, ideo­logico, simbolico, allegorico, utopistico. La performan­ce è anche quella del pubblico: colori, danze, amori, anzi è il pubblico che per la prima volta mette in scena il "suo" spettacolo davanti al mondo. Il pubblico, in realtà, stava facendo qualcosa di più che uno spettacolo, provò a sperimentare, anche se nell'effimera durata dei fatidici "tre giorni di pace e amore", un mo­dello di società alternativa, governata da una sorta di eccitata e destrutturata anarchia. Anche a causa di quelle im­magini, la condizione giovanile si identica come un "luogo". Tutto serve a rafforzare questa idea, le difficoltà ali­mentari, le avverse condizioni del tempo, l'eccessivo consumo di droghe, tutti problemi risolti con la solidarietà, con una tara di mutua assistenza. Niente leggi né forze dell'ord­ine. Perfino i messaggi dal palco diventano una perfor­mance. E il gioco si spinge talmente oltre da generare una specie di regressione verso il primitivo. Si pensa a sistemi di vita naturale, riscoprendo bisogni primari. Si pensa alla sopravvivenza, arrivando a praticare il nudi­smo e alcune rudimentali forme di economia basate sul baratto.

Si è infine accennato all’elemento al tempo stesso più solare e fuorviante tra i tre che abbiamo indicato: il divertimento. I fedeli dell’evo moderno come le masse sotto i balconi del novecento, le folle concitate di Place Vendôme come le migliaia di giovani di Woodstock, avrebbero difficilmente accettato di motivare la loro presenza con il semplice termine “divertimento”. Eppure è innegabile che la socializzazione indotta e ricercata che caratterizza questi eventi coinvolge, in misura differente, tanto componenti emotive e spirituali profonde, quanto elementi più o meno opportunamente ludici. La differenza tra le diverse epoche è casomai da ricercare nell’esigenza di ribaltare, in base al diverso quotidiano senso del pudore dei propri sentimenti che distingue ogni cultura, queste differenti componenti: per quanto, in occasione dei grandi raduni religiosi, le cronache dell’epoca non manchino di rilevare in modo inequivocabile la presenza di elementi al limite del carnevalesco, un uomo del ‘600 avrebbe indicato la spiritualità come esclusiva esigenza alla base della sua presenza alla riunione e, in modo speculare, nonostante l’evidente dimensione “sacrale” facilmente riscontrabile in un qualsiasi happening rock, i teen-ager contemporanei tendono a schermirsi attribuendo alla sola dimensione dell’entertainment la partecipazione ai grandi raduni musicali.