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Ancora un nuovo articolo sulla storia del rock e dello spettacolo

Non solo le ultime notizie musicali, ma anche l'analisi dello show business dalla sua nascita . Oggi si parla dello spettacolo come esigenza.



Alla base di qualsiasi analisi inerente alla realtà dello spettacolo non può che esserci la consapevolezza del bisogno innato dell’uomo di stare insieme attraverso l’assunzione e la reiterazione di una serie di regole con le quali contraddistinguere ruoli e mappa sociale della comunità.

L’esigenza di riunirsi non è naturalmente legata in modo esclusivo alla realtà dello spettacolo, né tanto meno nasce in origine con il fine di rappresentare una forma compiutamente artistica. Affermare che l’evento di spettacolo sia in ultima analisi lo sviluppo di esigenze profonde che non possono essere limitate a periodi storici o culture peculiari appare tanto ovvio quanto importante. L’uomo comincia a riunirsi per difendersi dall’ambiente esterno, poi per rendere comuni le proprie esigenze spirituali ed infine per divertirsi. Questi piani rimangono fluidi, si sovrappongono e si contaminano rimanendo ancora oggi le tre componenti essenziali di ogni happening sociale.

La prima di queste tre componenti è forse quella meno trattata dai recensori dei grandi eventi di massa. Non dovrebbe sfuggire, infatti, che alla base di ogni moderna riunione "rock" del ‘900, come in occasione di una predica del Savonarola nel ‘400 la dinamica sociale del gruppo è "difensiva". Una delle esigenze psicologiche che caratterizzano la folla in questi eventi è la ricerca dell’identità differente, rappresentata da quelle qualità comuni che, più o meno consapevolmente, possano essere contrapposte ad una diversa matrice ideologica, religiosa, morale o, dato importante per la nostra analisi, ad un diverso rapporto con la cultura ed i consumi dominanti. A ragione o a torto la folla che si riunisce si sente minacciata nella sua specificità e sublima questo timore riconoscendosi in quanto moltitudine. Nessuna delle dinamiche che hanno contribuito a rendere inarrestabili le forze generate dai predicatori del XV e XVI secolo, o quelle così tragicamente rivoluzionarie dei regimi totalitari del novecento e che, in qualche misura, hanno forse concorso a formare il moderno sistema delle star può essere analizzata e compresa senza tenere presente questa dimensione drammaticamente difensiva adottata dalle masse riunite. Nessun grande evento sociale potrebbe dispiegare la sua forza senza un avversario da evocare. L’antagonista è onnipresente, che sia bruciato in effige, o trascinato fisicamente su di un patibolo, che sia evocato in modo palese o mantenuto ai limiti della percezione consapevole della folla è il vero protagonista della riunione. L’unico senza il quale l’evento non avrebbe l’attrattiva psicologica che lo rende tale.