La maggior parte degli storici dello spettacolo fanno risalire la formazione della moderna economia dello stesso alla nascita della civiltà industriale e conseguentemente indicano la nascita del modello consumistico del novecento come precondizione necessaria alla maturità dell’intero sistema economico alimentato dallo star system.
In particolare per ciò che attiene a musica, cinema e televisione (per non parlare del settore informatico) risulta evidente che la componente tecnologica è “conditio sine qua non” per la realizzazione e la diffusione di opere e per la penetrazione delle stesse nella cultura di massa. Non apparirebbe quindi arbitrario datare l’inizio di una storia economica dello spettacolo moderno agli anni 30’ o 40’ del secolo scorso. In definitiva la gestione industriale di un settore interamente dedicato alla produzione di beni effimeri non avrebbe potuto cominciare prima del miglioramento dello stato economico delle masse e non avrebbe potuto avere spazio all’interno di realtà sociali dove i consumi essenziali non fossero stati già largamente considerati un'acquisizione scontata.
Questa tesi è inoltre rafforzata dal confronto tra le economie occidentali e quelle dell’Europa orientale nel periodo del primo e secondo dopoguerra. La maggiore disponibilità di tecnologia di consumo ed i più sostenuti redditi pro capite del mondo occidentale vengono indicati alla maniera di un capitale originario per la formazione delle basi del modello economico dello spettacolo del secolo scorso. Nei sistemi sovietici, infatti, a dispetto delle grandi tradizioni e delle realtà artistiche esistenti si sostiene non si sia generato, se non in forma limitata e spesso meramente imitativa, un sistema industriale dello spettacolo e conseguentemente non si siano create le condizioni per lo sviluppo di nulla di simile al modello dello "star system" occidentale o piuttosto anglo-americano.
Un ulteriore conforto a questa teoria proverrebbe dall’analisi politica dei sistemi: dove il modello liberale permette la libera scelta delle passioni artistiche dei cittadini questa produce il sistema economico che gestisce il fabbisogno, viceversa dove il sistema totalitario impedisce la fruizione discrezionale dell’arte viene soffocata l’economia di scala che avrebbe potuto svilupparsi.
In effetti, per quanto l’obiezione basata sulla scarsa disponibilità del sistema sovietico a rendere effettivi gli investimenti necessari alla produzione di spettacoli di alto livello possa apparire infondata dinanzi a realtà largamente sovvenzionate come la cinematografia o il balletto, e per quanto possa risultare irrilevante la presunta incapacità strutturale dei sistemi orientali a generare economie di scala in settori non considerati strategici, basterebbe, infatti, approfondire lo studio dell’editoria sul gioco degli scacchi o sulla produzione di strumenti tradizionali per trovare realtà finanche più dimensionate e strutturate di quanto lo siano e lo siano state quelle dei paesi occidentali, la formula consumismo + tecnologia + liberismo + democrazia = "moderna economia dello spettacolo" viene considerata così evidente che la maggior parte degli autori considerano irrilevante persino intervenire nel merito.