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EMERGENZA INTERNATIONAL FINAL

DAY 2



PARK AVENUE L’Italia batte un colpo. Aprire una maratona di band non è mai facile. I Park Avenue da Novara non hanno affatto sfigurato portando sul palco un brit-pop dai toni a tratti piuttosto duri. Forse non il massimo nelle ballad, ma una prestazione di buon profilo. Cesellata e precisa. THE 101’S Un sedicenne imbizzarrito con la voce di un punk quarantottenne. Una vera esplosione sul palco. Tre accordi e via, schitarrare. Sugli standard di un punk-rock di grande impatto. Sul quale – ovviamente, vista l’età del quartetto olandese – c’è da lavorare parecchio. I 101’s da Tilburg, però, c’hanno creduto fino al midollo. THALAMUS Metal tostissimo. Di grande effetto. Roccioso e quadrato. Il quartetto di Stoccolma ha saputo scaraventare valanghe di elettricità sul pubblico, fra echi Soundgarden e Led Zeppelin. Suono 70’s, in pieno. Frontman carismatico e sezione ritmica, come genere vuole, paurosa. Grandi. 4TH STREET TRAFFIC Più America che Regno Unito, per i gallesi 4th Street Traffic. Pop-rock elegante, senza pecche. Tosto, ma non troppo. Che parte dal “maestro” del genere Bon Jovi – si sente nella composizione dei pezzi – ed arriva all’oggi, con richiami dai My Chemical Romance – si vede nel look. Prova convincente. FIRE FLIES Magnifici. Tantissimi riferimenti tutti rielaborati ed orchestrati con grande personalità. Fra Goldfinger e Smash Mouth. Un sound potente, strutture ricchissime ed elaborate. Insomma: melodia per menti intelligenti che non badano ad inutili etichette. Venature folk ed elettroniche quanto basta. Una vera sorpresa da New York. THE JERKS Puro alternative-punk. Sporco, cattivo ed irriverente come dev’essere. Senza altro da aggiungere – intaccherebbe la scossa che hanno scaricato dal palco della finale. Basso, chitarra, batteria in una specie di tornado da spettacolo. Una bomba pronta ad esplodere ad ogni riff. LA TÊTE AILLEURS Un suono profondamente radicato nella chanson populaire francese. Insieme alle nuove idee di gente come Mano Negra e Louis Attaque. Un’esibizione travolgente: mano per la mano a ballare sotto il palco al ritmo di un acustic-rock preciso e, soprattutto, divertentissimo. McGOOZER Un voce matura ed emozionante, melodie sofficissime sposate ad arrangiamenti folk-pop ed un affiatamento invidiabile. Con qualche incursione nell’energia del rock. Insomma: Amore allo stato puro. Fra Crowded House e Magic Numbers. Per perdersi nel sole di Rothenburg. FURYKANE Un set impressionante. Suono tipicamente nu-metal rock per la band francese – che peraltro ha tenuto il palco con piglio da professionista. Ci hanno fatto muovere la testa seguendo una magnifica sezione ritmica. Fra Korn e Guano Apes.