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FUGA AD ALCATRAZ!

Cominciato il secondo turno a Milano, obiettivo lo storico club



E’ iniziata con le tre serate della scorsa settimana la rincorsa alle semifinali, ed i primi a giocarsi le proprie carte sono stati i Nihil Est, combo di non semplice collocazione nel panorama musicale. Sperimentali, rumoristici, aggressivi. Ma al contempo anche onirici e visionari. Il loro set alterna quindi differenti sonorità ed anime, confermando la loro indubbia poliedricità. Per chi non li avesse potuti apprezzare live, hanno appena dato alle stampe il loro nuovo demo. A seguire, gli impenitenti < b>Crulp, band di ex ragazzini, che nonostante le chiome non più fluenti (…da che pulpito…) non ha perso affatto grinta e voglia di divertirsi e divertire proponendo dell’ottimo pop -rock italiano, tradizionale ma efficace. Un po’ i loro nipotini potrebbero apparire Deianira, anche loro dediti al rock italiano: nonostante il cantato in italiano, sono apparsi abbastanza chiari alcuni richiami a sonorità d’oltreoceano. Molto interessanti i loro pezzi, arricchiti dalla bellissima voce della cantante. Altrettanto dotato vocalmente, ma decisamente meno attraente ( almeno per chi scrive) il cantante degli Anticlockwise, ottima formazione metal, composta da musicisti di pregevole tecnica, che sanno combinare i propri virtuosismi in maniera efficace, senza scadere mai in eccessi autocelebrativi. In una ideale continuità stilistica, la seconda serata ha visto in apertura i Rush Of Doom, giovanissimi metallari che per 25 minuti hanno picchiato forte sui timpani dei presenti con un pezzi veloci ed aggressivi, senza troppe concessioni alla melodia. Completamente diversi invece i riferimenti stilistici e le influenze musicali alla base del progetto Portugnol Connection, dove blues, reagge e musica tradizionale africana hanno trovato un loro equilibrio. E proprio il perfetto bilanciamento del loro spettacolo, e la raffinatezza dei loro ri-arrangementi di alcuni classici, sono forse le impressioni che più a lungo ci ricorderemo di questa pregevole esibizione. Non li fermano le defezioni, non li ferma la febbre, siori e siore, gli Eversion! Nuovo cantante, nuova linfa a brani strutturalmente collaudati per un gruppo che già alla prima esibizione era piaciuto per potenza e precisione dei singoli. Bravi. In chiusura gli Slam, che hanno mostrato buoni progressi rispetto alla loro prima, pur con qualche perdurante piccola lacuna. Compensano comunque con entusiasmo e grinta, il loro punk-rock: diverte e questo e ciò che più conta. In apertura della terza serata abbiamo ritrovato i Blues Mobile, con il loro repertorio di rhythm’n’blues, che anche questa volta si sono confermati in crescita, pronti a proporsi con personalità sulla scena cittadina grazie ad un set in grado di divertire anche il pubblico più disparato. Altra gradita conferma è arrivata dai Myblake che ancora una volta hanno messo in mostra una maturità acquisita a suon di concerti, su qualunque palco fosse pronto ad accoglierli.Sanno suonare, sanno scrivere pezzi accattivanti, e tengono la scena con piglio da artisti consumati… non perdeteli di vista! In evoluzione il sound di Happy Pink Dead Rabbit, che hanno virato verso il cantato in italiano mantenendo il loro sound potente e preciso. Scelta coraggiosa la loro, che hanno rimesso in discussione un progetto musicale che aveva raggiunto una buona maturità, ma che indubbiamente hanno tutte le carte in regola per vincere alla grande questa sfida, in virtù anche di una perizia tecnica non comune. A seguire i King Size, che all’accattivante pop-rock di chiara marca british - che già ci era piaciuto tanto al loro primo concerto - hanno aggiunto anche quel pizzico di grinta e carica in più di cui, forse, aveva difettato la prima esibizione. Galvanizzati anche dalla recentissima produzione del loro cd (molto bello, per altro), hanno entusiasmato il pubblico a suon di riff graffianti e grandi miscele vocali. Un’altra band da tenere sotto stretta<