il quartetto veneto-friulano dimostra grande versatilità compositiva e ottime doti tecniche, elaborando una materia sonora che si agita tra intricate trame metal- cibernetiche, derivazioni new-metal, ossessive ritmiche post-core e accenti groove dal taglio stoner, un riuscito miscuglio di Alice In Chains e Tool e si dimostra molto efficace nelle vocals di Simone Vian, distorte a dovere e melodiche quanto occorre, così come nelle chitarre di Franz Urban, una strada ricca di allucinazioni e visioni noir, incrociamo riflessi dei primi Soundgarden, chitarre soffocanti, parti vocali incisive, momenti sognanti e ancora una volta un drumming micidiale, parte essenziale nella creazione di un wall of sound così denso.