Le selezioni bolognesi di Emergenza Festival sono al giro di boa, sul palco dello Spazio Eco 6 progetti musicali.
Ecco le recensioni dei concerti della terza eliminatoria.
OXYGEN
PREMESSA
Ad aprire le danze della serata di
Bologna sono gli Oxygen, duo di giovani producers di musica
elettronica con varie influenze (specialmente house e dintorni) con
riferimenti ai mostri sacri del genere, quali Avicii o Martin
Garrix.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Per questo tipo di proposta musicale è
necessaria una importante attività di ricerca, e ascoltando gli
Oxygen si sente: siamo di fronte a un alto standard qualitativo,
senza niente da invidiare ai grandi producers internazionali a cui
fanno riferimento.
Belli sia i campioni vocali che le
parti melodiche e strumentali, con suoni sapientemente mixati.
Mostrano molta creatività e versatilità dal punto di vista degli
arrangiamenti.
TECNICA
Saper comporre e produrre a questo
livello è segno di preparazione tecnica, con ore e ore di lavoro in
studio. Si sente dalla qualità musicale dei brani presentati.
LOOK
E CARISMA
Un po' anonimi dal punto di vista
visivo. A nostro parere servirebbe un look più d'impatto.
ATTITUDINE E SHOW
Quello degli Oxygen è un esordio
assoluto, è anche per questo l'approccio al palco è molto timido, e
lo spettacolo si limita alla presenza alla consolle, senza ulteriori
interazione con il pubblico.
Per il futuro si consiglia di lavorare
su questo aspetto, rivedendo la performance in
generale.
CONCLUSIONI
Progetto musicale di grande prospettiva, prodotto ottimamente..
Troveranno col tempo la loro strada, sia dal punto di vista musicale (allontanandosi il più possibile dai loro artisti di riferimento e trovando un’identità propria) che di presenza sul palco.
Non accedono in semifinale, restando in attesa di eventuale ripescaggio.
PREMESSA
In questo caso è l’originalità a
farla da padrone. Si presentano in due, voce+basso e batteria, un po’
in stile Dresden Dolls, cui sono accomunati da un’idea di fondo
molto teatrale.
La loro proposta è veramente
particolare, difficilmente catalogabile. Si può dire che i
Dirupators somigliano realmente solo a se stessi.
Musicalmente le coordinate spaziano
dalle parti di un rock fusion molto tribale, con influenze
progressive e una fortissima impronta funky.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Brani tutti originali e di ottima
fattura, in cui melodie vocali delicate e raffinate si intrecciano e
incastrano di continuo con loop di bassi slap e ritmiche molto
articolate di batteria, sia live che elettroniche.
Ogni brano è un viaggio, un mondo
musicale ogni volta diverso, ma sempre affine all'identità della
band. Il sound è ben definito e riconoscibile, con molto estro e
creatività.
LOOK E CARISMA
Decisamente eccentrica la scelta dell'abbigliamento: salgono sul palco vestiti da poliziotti!
Entrambi protagonisti in scena,
rivelano grande personalità e ironia.
TECNICA
Tecnica sopraffina, al di là delle
scelte musicali, con partiture anche difficili da suonare: scambi
ritmici, cambi di tempo, attenzione alle dinamiche. Musicalmente,
spicca l’uso dello slap e la netta impostazione funky, ben gestita
nonostante la difficoltà di suonare e cantare contemporaneamente.
La cantante e bassista ha una voce
molto bella che si attesta sui registri alti, ricordando talvolta
Bjork o Shirley Manson, o, in ambito nazionale, Mara Redeghieri.
ATTITUDINE E SHOW
Approccio deciso e sfrontato, già a
partire dal look scelto. Poco interplay e interazione col pubblico,
ma la potenza del progetto parla da sé. Una performance intensa,
tecnica ma non fine a se stessa, sorprendente.
CONCLUSIONI
Band dal forte appeal musicale, che
porta un progetto molto sperimentale e si fa apprezzare per la
qualità. Quasi scontato il parere positivo della giuria popolare,
che li premia con la vittoria della serata.
Primo posto, accesso
diretto in semifinale e premio Emergenza Road Tour.
PREMESSA
Power trio formato da voce+basso,
chitarra e batteria, si attestano su uno stile nettamente heavy
metal, con una singolare scelta di look.
SCRITTURA E
ARRANGIAMENTO
I Gengis Khan sfornano un prodotto
molto definito, debitore di un mondo metal anni ‘80 che attinge sia
dallo shock rock alla Wasp che dal sound Bay Area.
Ci sono tutti gli stilemi tipici, sia
nel songwrititng che nell’arrangiamento. Non particolarmente originali, ma i
brani funzionano e suonano bene.
Colpisce un rifferama basato sul thrash
alla Exodus-Testament e una chitarra solista ispirata allo stile di
mostri sacri come Friedman e Skolnick.
TECNICA
Tecnicamente molto preparati, con un
sound efficace, potente e graffiante, come è giusto per il genere
proposto. Ottimo il chitarrista, sia per le parti di riff che per i
soli, incisivi e tecnici.
LOOK E CARISMA
Dire che il look sia coerente col nome
è dir poco. Si parla di Gengis Khan e il trio ovviamente si presenta
sul palco in costume da guerrieri mongoli. Didascalici.
ATTITUDINE E SHOW
La ritmica è un
costante treno in corsa, il volume è altissimo, il suono e dinamica
sono ottimi e i pezzi trascinanti. Sono esperti e si nota: affrontano
il palco con decisione, regalando una performance decisamente
scenica.
CONCLUSIONI
Progetto dalle
ottime basi musicali, messe sul palco con grande grinta e intensità,
come è giusto per una proposta del genere. Non passano il turno, ma
aspettano un eventuale ripescaggio.
EMIL MOONSTONE & THE ANOMALIES
PREMESSA
Nome
lunghissimo per una band che presenta un cantante e chitarrista con
una band di supporto composta da chitarra e sintetizzatori+batteria
elettronica.
Le carte che rimescolano con abilità vanno dalla più classica darkwave allo shoegaze, con momenti noise e trip hop.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
La produzione è di alto livello, a
partire dalle sequenze elettroniche, condite da synth importanti a
dare colore e un’impronta personale.
Sullo sfondo, ma fondamentali, le
distorsioni di chitarra, acidissime e ossessive.
La vocalità richiama alcuni numi
tutelari del mondo gothic come Mission e Sisters of Mercy, ma anche
solenni momenti “talking” memori dell’universo folk
apocalittico alla Death in June.
Completano il quadro melodie raffinate,
che devono molto allo stile di The Cure e Joy Division, ma anche al
mondo shoegaze (My Bloody Valentine), con una ricerca di suoni
ipnotici e riverberati.
TECNICA
Padronanza completa della
strumentazione e ottima tecnica: siamo di fronte a una band
estremamente esperta, che controlla pienamente i propri mezzi
espressivi.
LOOK E CARISMA.
Emil ha un look aggressivo, total black
con giubbotto di pelle. A sostenerlo, i The Anomalies, con un look
tendente allo “street”. Un giusto mix che denota le personalità
dei tre membri.
Il fulcro del progetto è chiaramente
Emil, ma gli altri due non si pongono come comprimari, mantenendo una
personalità spiccata.
ATTITUDINE E SHOW
Lo show è un
viaggio musicale che porta indietro di trent'anni, tra atmosfere
‘80s, suoni elettronici, chitarre distorte e atmosfere ipnotiche e
sognanti.
La proposta viene
portata sul palco con grande eleganza e un po’ di distacco, giusto
in questo genere.
CONCLUSIONI
Emil Moonstone &
the Anomalies con il loro show hanno affascinato i presenti in sala,
meritandosi il terzo posto della serata: appuntamento in
semifinale!
MELLIFRUGO
PREMESSA
Mellifrugo è coraggiosamente solo in
scena. Canta e suona chitarra elettrica e loop station, proponendo un
progetto solista sperimentale con coordinate molto varie, dal grunge
al punk, dall'alt rock al noise.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Gli arrangiamenti dei brani si fondano
sull'utilizzo costante di chitarre effettate e super distorte, quasi
noise, un cantato aspro ed espressivo, testi in italiano visionari e
a volte irriverenti.
In generale, il progetto rispecchia
bene la personalità istrionica dell'artista.
TECNICA
Interessante la vocalità di
Mellifrugo, molto versatile e collocata in un mondo tipicamente
grunge: può essere sia scura e potente (alla Eddie Vedder) che alta
e graffiante (alla Kurt Cobain) rimanendo sempre molto credibile.
LOOK E CARISMA
Look semplice, jeans e maglietta street rock style, perfetto per il genere proposto.
Mellifrugo è un vulcano di energia e
cattura l'attenzione dello spettatore con la sua forte personalità.
ATTITUDINE E SHOW
Grande piglio e
attitudine nell'approccio al concerto, si dimostra fin dalle prime
note un animale da palco, riuscendo a dare intensità in ogni
istante, sia vocalmente che musicalmente. Compito non facile, tra
l’altro, per una “one man band”.
CONCLUSIONI
Nonostante la convincente performance, non accede alla semifinale. Resta in attesa di un possibile ripescaggio.
PREMESSA
Ancora un power trio, formato da voce
più basso, chitarra e batteria. La proposta dei Phats è un alt-rock
cantato in italiano.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Rock alternativo, sfumature funky e
garage sono l’ossatura del progetto Phats.
I brani hanno strutture lineari,
melodie vocali piacevoli e un sound potente, fresco e moderno. Abbiamo apprezzato i testi in italiano:
una bella scelta che rende la band più interessante.
Stilisticamente sono molto consapevoli
sia della rock wave tricolore anni ‘80 che della musica di oggi,
dimostrando di avere un’ottima conoscenza delle “colonne” del
genere.
TECNICA
Preparati tecnicamente, si distinguono
per scelte stilistiche semplici, ma intelligenti, pensate per
rimanere sempre al servizio del songwriting. Sugli scudi la chitarra,
acida e ottimamente suonata.
LOOK E CARISMA
Coerenti e omogenei grazie a uno stile
street rock del tutto adeguato al sound proposto.
ATTITUDINE E SHOW
Affrontano il
palco con piglio rock, senza eccedere in protagonismi. L’esibizione
è convincente, anche se forse si potrebbe fare di più dal punto di
vista dell’interplay.
CONCLUSIONI
Una band versatile, moderna e ricca di sfaccettature musicali: il risultato è un concerto che non annoia mai, e viene premiato dal pubblico in sala.
Secondi
classificati con passaggio diretto in semifinale.
Prossimo appuntamento: 17 Marzo per la quarta eliminatoria!
Emergenza è in collaborazione con Marshall, Ufip, Mapex e iMusician Digital