TORTUGA
PREMESSA
I Tortuga, con una formazione formata
da voce+chitarra, basso, chitarra solista e batteria, propongono un
rock italiano con melodie intense e venature hard.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
La proposta è in parte debitrice delle
classiche sonorità indie anni ‘80 (primi Litfiba e dintorni).
Punti di forza della band sono stile e ricercatezza delle liriche, con testi in italiano. I Tortuga hanno il coraggio di affrontare anche tematiche importanti, con una giusta dose di poeticità, quanto basta per essere evocativi e suggestivi.
Musicalmente invece si potrebbe tentare di cercare strade più innovative, meno "vintage" e più contemporanee.
TECNICA
Buona l'intesa tra basso e batteria, la sezione ritmica si fa sentire e supporta a dovere il resto della band, con stacchi e fill studiati a dovere.
Nota di merito per la tecnica del chitarrista, che, armato di una splendida Les Paul nera, si fa notare per il bel suono e per le scelte musicali di partiture e soli, mai invasivi e sempre molto melodici.
La vocalità profonda e grintosa del frontman completa il quadro.
CARISMA E LOOK
Curato il look, perfettamente in pieno rock
style contemporaneo. Belli da vedere, convincenti.
ATTITUDINE E SHOW
C'è grande padronanza di palco e capacità
di coinvolgere il pubblico, anche se serve qualche minuto di concerto per "carburare" e scaldarsi, infatti l'esecuzione e lo spettacolo migliorano dalla seconda metà dell'esibizione.
Prossimo obiettivo: concentrazione e intensità massima fin da subito.
CONCLUSIONI
Una progetto musicale non particolarmente
innovativo, portato in scena con energia, buona tecnica e gusto per le melodie.
Il pubblico li premia con il passaggio del turno: ci vediamo in
semifinale.
PREMESSA
“Wanderlust”
in inglese è un termine che significa “desiderio di esplorare il
mondo”.
Sicuramente la
band (un trio formato da basso, batteria e cantante polistrumentista)
onora il suo nome, proponendo un viaggio interessante e una bella
esplorazione di suoni con influenze variegate: pop, rock,
alternative, indie.
SCRITTURA E
ARRANGIAMENTI
Ascoltando i
Wanderlast viene subito in mente un mondo molto “british”.
Ci abbiamo sentito
tante influenze, dai Beatles agli Oasis fino a Damon Albarn (periodo
solista) ma anche un’idea di musica molto personale.
Gli arrangiamenti sono interessanti, sempre ricercati. Si alternano momenti più acustici e intimi e sonorità più tipiche del pop internazionale. C'è un bel lavoro dietro, anche se si può sviluppare meglio il materiale, in modo da renderlo ancora più "importante" e credibile.
TECNICA
Colpisce la capacità del cantante di accompagnarsi con più strumenti, dal piano
alla chitarra acustica all’ukulele.
Per il resto, la
band si è formata di recente e visibilmente è ancora in rodaggio.
L’emozione si fa
sentire, e ci può stare, specialmente se si ha poca esperienza live. Attenzione soprattutto a
intonazione e accordatura degli strumenti.
CARISMA E LOOK
Il frontman è il cardine dello show, le movenze sono da musicista navigato (ricorda per certi versi Chris Martin, leader dei Coldplay). Per quanto riguarda il look generale ci siamo quasi, ma si può fare sicuramente meglio.
ATTITUDINE E SHOW
Il concerto è
molto godibile, con un passo “quieto” e mai sopra le righe
(anch’esso molto inglese) che è stato decisamente apprezzato dal
pubblico in sala.
CONCLUSIONI
Una proposta originale, varia, con ottime potenzialità e alcuni aspetti tecnici da migliorare.
Passano
il turno: appuntamento in semifinale.
DISTRICT LINE
PREMESSA
Arriva il turno della band più giovane
delle serata, i District Line.
Si presentano con voce+chitarra
acustica, basso, chitarra solista, tastiere e batteria e propongono
un pop rock italiano con varie influenze.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTI
Le idee musicali dei District Line sono incentrate sul rock cantautorale italiano, inevitabilmente si sente l’influenza
del classico Ligabue, dei Negrita più grintosi.
I pezzi sono scritti e arrangiati bene, semplici e orecchiabili: rispecchiano in pieno lo stile della band.
Si consiglia di ampliare un po’ gli ascolti per arricchire la
“cassetta degli attrezzi”.
TECNICA
Dal punto di vista tecnico la band è
valida: precisi, lineari, piacevoli all’ascolto e con un sound che risulta fresco.
Bene tutti i componenti, in particolar modo il cantante e le sue ritmiche d'accompagnamento con la chitarra a fare da legante ed il batterista sempre sul pezzo.
CARISMA
E LOOK
Un po' anonimi dal punto di vista del look. Una band ambiziosa (come i District Line) non dovrebbe mai sottovalutare questo aspetto, andrebbe trovata un'identità più definita, uno stile più personale.
ATTITUDINE
E SHOW
Aggrediscono
il palco con disinvoltura e padronanza scenica, nonostante la giovane
età.
Credibili, portano avanti il concerto senza timori, forti di una già buona esperienza di live e di palchi importanti.
CONCLUSIONI
Inevitabilmente ci sono molti margini di crescita, la strada intrapresa è giusta: sul palco hanno dimostrato grande professionalità, e questo fa ben sperare per il futuro.
Non
accedono alla semifinale, in bocca al lupo per i ripescaggi!
PREMESSA
Al giro di boa della serata si presentano sul
palco gli Off the Road.
Sono in cinque, voce, due chitarre, basso e batteria, e portano in scena un progetto di progressive rock molto ben eseguito, con sfumature che vanno dall’hard rock alla psichedelia.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Buona sia la scrittura che gli arrangiamenti, il genere musicale è molte definito.
La proposta è incentrata soprattutto su una serie di ballad energiche, cantate in inglese, in cui
gli strumenti eseguono le proprie parti con gran perizia e attenzione
alle dinamiche.
A livello di produzione si potrebbe osare maggiormente, in ogni caso i brani degli Off The Road risultano belli e convincenti.
TECNICA
Notevole la voce della cantante, di
chiara influenza soul, calda e dinamica e con piena padronanza
dell’emissione, molto espressiva.
La band suona bene ed è coesa, efficace, sporca quanto basta; si fa notare il
funambolico batterista, sempre sugli scudi grazie a una buona
tecnica.
CARISMA E LOOK
La cantante è molto carismatica e catalizza
l'attenzione degli spettatori con la sua personalità.
Come per
la precedente band, sarebbe ideale lavorare sul look generale.
ATTITUDINE E SHOW
Gli Off the Road portano il pubblico per mano
in un suggestivo viaggio musicale in cui sono il suono e le melodie a farla da
padrone.
Un concerto da ascoltare, suonato bene e che non annoia.
CONCLUSIONI
La proposta della band è piaciuta talmente
tanto agli spettatori da assicurargli la vittoria.
Come
primi classificati avranno quindi la possibilità di partecipare a
una tappa dell'Emergenza Road Tour.
Complimenti
e… appuntamento alla semifinale!
PREMESSA
È
il momento di picchiare più duro: il compito spetta agli A Nameless
Inertia, una band metalcore di Imola formata da voce, due chitarre,
basso e batteria.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTI
La band si presenta con una proposta complessa
e molto aggressiva, chitarre in costante distorsione e un’alternanza
di stili vocali impressionante.
Si nota l’influenza di band della scena
“djent”, su tutti i Meshuggah, ma anche qualcosa dei The Ocean (specie per le scelte vocali) e dei Nevermore (per la tipologia di sound).
Gli arrangiamenti, come è necessario in questo stile, sono molto studiati e professionali (tempi dispari, stacchi, scambi interessanti) Bel lavoro, produzione seria.
TECNICA
Decisi, potenti, quadrati, gli A Nameless
Inertia affrontano il palco con grande capacità tecnica, nessuno escluso.
CARISMA E LOOK
Niente da dire, molto scenici nell'insieme e attenti al look,
perfettamente in stile metal core.
ATTITUDINE E SHOW
Su tutti spicca il frontman, con la sua voce
personale, scura, potente, sempre a fuoco, che passa dal growl al
pulito, dallo scream a sfumature grunge.
Uno show in continua pressione sonora, con un muro di suono impressionante. La band è sempre sul pezzo, la performance è intensa.
Complimenti, non sbagliano un colpo.
CONCLUSIONI
Concerto intenso ben concepito e ben eseguito da una band dalle grandi ambizioni, davvero coinvolgente.
Al
momento non riescono ad accedere in semifinale: sono in lista per il
ripescaggio.
ESCAPED
PREMESSA
Il
volume non accenna a calare neanche con la penultima band della
serata, gli Escaped.
Con un nome che è un omaggio a uno dei brani meno noti di “Ride the lightning” dei Metallica (“Escape”, appunto), è abbastanza chiaro dove andranno a parare!
SCRITTURA
E ARRANGIAMENTI
Il
quartetto (voce, chitarra, basso e batteria) propone un classico
thrash metal Bay Area-oriented, con influenze molto chiare, dagli
Exodus ai Testament agli stessi Metallica del primo periodo.
Il tutto è ben
realizzato, suonato e arrangiato, benché inevitabilmente non
originalissimo.
TECNICA
La tecnica è ottima, sia per quanto riguarda i
singoli musicisti sia come interazione, “tiro” e dinamiche.
CARISMA E LOOK
Il
focus dell’esibizione è certamente il cantante: appena entrato
nella band, è a suo agio nel ruolo di leader carismatico.
Perfettamente
integrato, ha un bell'approccio sul palco e interagisce bene con il
pubblico grazie a un head banging continuo e a un look adeguato.
ATTITUDINE E SHOW
Concerto tiratissimo, come richiede il genere:
testa bassa, vocalità growl, shreddering, ritmi serrati, velocità, solidità,
grande coesione tra gli strumenti.
Non c'è un attimo di respiro, un treno "thrash metal" in corsa, colpisce la dedizione e l'intensità messa dai singoli musicisti.
Ottimo il sound generale, tutto molto a fuoco, nonostante la complessità delle partiture e delle note suonate. Complimenti.
CONCLUSIONI
Gli
Escaped sanno il fatto loro, da tutti i punti di vista. Ci
piacerebbe, forse, un passo avanti dal punto di vista della
personalità.
Concerto molto coinvolgente e convincente. Anche il pubblico in sala apprezza e gli garantisce il passaggio in semifinale.
PREMESSA
A chiudere la serata pensano i Collectin' Sparks.
Un bel nome (“Raccogliendo scintille”) per una formazione
classica: voce+chitarra, chitarra, basso, tastiere e batteria.
SCRITTURA E ARRANGIAMENTO
Ascoltando i vari brani si sentono influenze tra le più varie:
echi del mondo anglosassone (i Depeche Mode meno elettronici, ma
anche U2, Simple Minds e dintorni) specie nelle parti vocali,
richiami al rock americano, al grunge (Pearl jam e dintorni), al rock
degli anni Zero (Arcade Fire) e altro ancora.
Un bel mix, da cui emerge un’idea originale e autonoma, molto
curata dal punto di vista di composizione e arrangiamenti.
TECNICA
I musicisti sono tutti molto bravi ed esperti. La band è coesa,
con un sound molto ben organizzato.
CARISMA E LOOK
Il faro del progetto è sicuramente il cantante, l'anima della
band. Tutti i componenti sono comunque credibili nei rispettivi ruoli, così come il look: curato, prettamente rock, adeguato alla proposta musicale.
ATTITUDINE E SHOW
Si vede che i Collectin’ Sparks sono abituati a stare sul palco:
il concerto scorre via che è un piacere, grazie anche a una
produzione efficace e a una bella scelta di suoni.
Band di qualità, ma anche di sostanza. Nessuno si risparmia, l'attenzione all'esecuzione è massima, pressochè priva di errori o sbavature.
C'è molta padronanza e sicurezza, ma soprattutto capacità di tenere viva l'attenzione del pubblico dall'inizio alla fine. Bravi.
CONCLUSIONI
Progetto molto interessante, soprattutto per il mix di generi scelti.
Per il momento anche loro non riescono ad accedere alle semifinali e restano in attesa di eventuale ripescaggio.
Gran bell'esordio, la serata è stata di buon livello e con un discreto successo di pubblico.
Prossimo appuntamento il 3 Febbraio per la seconda eliminatoria sempre allo Spazio Eco.
Emergenza è in collaborazione con Marshall Records, Mapex, Ufip e iMusician.