Siamo giunti alla settima e ultima eliminatoria per la città di Torino della stagione 2018. La prima band a salire sul palco dell’Hiroshima mon amour sono i Made in black, formati da 5 componenti: batteria, basso, chitarra elettrica, tastiere e voci. I musicisti sono tutti tecnicamente piuttosto preparati, ci piace anche molto il gusto del tastierista nell'affrontare i brani. Purtroppo la scelta della scaletta per quanto esalti la parte musicale, di certo non fa la stessa cosa per ciò che riguarda la voce che a parte qualche limite tecnico avrebbe di sicuro bisogno di brani in cui sentirsi a proprio agio. Le canzoni non rotolano come dovrebbero, non suonano di per sé, ma sono legati a grande accademismo. Ci piace tanto però il loro entusiasmo e la genuinità con cui salgono sul palco.
Cosmos
Con la seconda band rimaniamo nell'ambito del rock in un repertorio di brani originali. La prima cosa che salta all'occhio è la particolarità della voce. Ci troviamo infatti di fronte ad una cantante dalla voce femminile con un range basso che crea una contrapposizione davvero cool. C'è ancora un po’ di confusione negli arrangiamenti, quasi come se ognuno suonasse la sua parte nella tonalità indicata, ma senza ben sapere cosa stia succedendo sul palco. Spieghiamoci meglio, sono tutti musicisti che presi singolarmente sono tecnicamente preparati, ma l’insieme è fondamentale e manca tutto un po' di dinamiche in una sorta di corsa al "suono tutto sempre". Attenzione, la cosa più importante è la riuscita del brano.
Rimaniamo sempre nel rock. Quello dei Confusion Bagarre è italiano, di quelli sporchi, grezzi, senza troppi fronzoli che arriva al dunque. Sono formati da batteria, basso, 2 chitarre elettriche di cui una alla voce principale. Ci piace molto il timbro graffiato del cantante che ha anche un'intensissima espressività. Il progetto è interessante e ha delle buone idee. E' importante a questo punto essere più precisi musicalmente e scenicamente essere decisamente più votati al pubblico, guardandoli e coinvolgendoli emotivamente e perché no, anche fisicamente laddove si può. Attenzione all'accordatura precisa delle chitarre ;-)
Il brano con cui aprono è di loro composizione e non è affatto male, è una ballata che ok, non rivoluziona il mondo della musica, ma funziona e in qualche modo lo arricchisce. La band non è più di primo pelo e ha da parte sua la tranquillità dell'esperienza. Qua e là c'è qualche errorino (ci è sembrato di cogliere anche qualche imprecisione armonica), ma l'insieme funziona seppur siamo sicuri che si possano limare le imprecisioni ed essere molto più ordinati. Sono forti di un pubblico eccezionale. Oltre che numeroso è partecipe, attento ed è evidente che sia affezionato. Il frontman ha una buona attitudine sul palco, carismatico ed interessante, anche la band dovrebbe seguire a ruota ;-)
Ora cambiamo totalmente atmosfere, e in un attimo ci troviamo catapultati più ad est, con un sapore di musica del sol levante per poi, tornare con l'ultimo pezzo (che ci piace tantissimo) in un clima partenopeo che come ben sappiamo comunque ha sempre dei richiami piuttosto espliciti all'oriente. La strumentazione che portano sul palco è di grande raffinatezza. Oltre al classico batteria basso chitarra, ci allettano anche con acustiche, percussioni, tabla e sitar. La voce principale è davvero perfetta sui loro brani, ci piace il look adeguato a ciò che ci fanno ascoltare. L'unico neo è che abbiamo dovuto aspettare l'ultimo pezzo per capire davvero quale fosse la loro identità, ci piacerebbe risentirli in un concerto leggermente più vario, in modo che ogni brano sia una scoperta.
E' ora il momento di un tributo, uno di quelli che può essere pericoloso, infatti i Triplo Malto omaggiano con la loro musica nientepopodimeno che i Rolling Stone. Purtroppo non avere il fluido di quei grandi musicisti fa di modo che manchi il piglio necessario a rendere i brani al meglio. Serve la presenza scenica, serve quella voglia di domare il palco e senza dubbio saper gestire meglio le tempistiche tra un brano e l'altro. Niente da dire, tecnicamente sono bravi, ma devono spaccare e viste comunque le loro capacità siamo sicuri che possano essere in grado di farlo.
L'ultima band della serata (e della stagione) sembra essere cresciuta a pane e Verdena. Le loro idee non sono male, ancora decisamente da sviluppare, ma è decisamente un'ottima base da cui partire. E' il loro primo live, quindi qualche difetto nella realizzazione è sicuramente da perdonare, ma devono lavorare sulla parte vocale (va bene l'espressività, ma l'intonazione non è mai trascurabile) e lavorare molto sui suoni perché da quello che ci sembra, vorrebbero farne un loro punto di forza.. quindi avanti, in sala prove!