Recensioni del 25 Marzo.
Terza serata eliminatoria nella splendida cornice del “Traffic Club” di Roma. La parola d’ordine della serata odierna è stata “varietà”, proprio per la diversità dell’offerta proposta dalle 7 band partecipanti al contest, particolarmente gradita dal pubblico presente. Ospiti di serata i livornesi The Echoplaying!
Neverland:
I primi a salire sul palco sono i Neverland, che offrono uno show frizzante e con spunti davvero interessanti. Il genere proposto è il new wave del pop, erroneamente indicato recentemente come indie-pop (Levante su tutti).
Brani dalla struttura semplice, solari, pop il giusto con arrangiamenti mai invadenti, che danno alle voci tutta la luce disponibile. Ottimi arrangiamenti, pur essendo molto giovani e tanti sul palco (8 per l’esattezza), si muovono con destrezza e discreta esperienza.
Forse la giovane età a volte si fa sentire su qualche sbavatura (lievissima) negli arrangiamenti vocali, ma nulla che pregiudichi il bello spettacolo offerto.
Ottima la scelta dei cori, della parlor acustica. Il loro repertorio di brani originali, la loro giovane età fa ben sperare: questo è il percorso che dovrebbero continuare a seguire, augurandogli di diventare una realtà solida del nuovo pop italiano. In semifinale!
Banda minima garantita:
A seguire il combo capitolino della Banda Minima Garantita propone una serie di cover (da Dire straits a Ligabue), e nessun appunto può essere fatto dal punto di vista meramente tecnico.
Classica formazione rock a due chitarre a dividersi la scena. La perizia tecnica nell’esecuzione dei brani, il timing e i suoni ricalcano perfettamente i brani proposti così come nella versione originale, anche sulla voce. Probabilmente sono stati scelti per essere sulle corde del cantante.
E’ mancato forse il fatto che non si potesse capire se nella composizione di brani propri si potrà ricreare la stessa alchimia. Veramente curiosi di rivederli, magari in questa nuova veste di “autori”.
Orchestra Popolare Aniene:
Sul palco del Traffic gli otto elementi dell’O.P.A. (si fanno chiamare anche così) si divertono e soprattutto fanno divertire il pubblico, con un trascinante repertorio che pesca dalle tradizioni della musica popolare romana e napoletana. L’incedere delle tarantelle e l’incalzare della tammuriata da d’istinto a chiunque ascolti (che apprezzi o meno i brani della tradizione popolare) il movimento del bacino.
O.P.A. gioca tanto sul sentimento, e la scelta del repertorio popolare aiuta e agevola il pubblico presente ad accompagnare, scadendo il tempo con il battito delle mani. Si è apprezzata la precisa esecuzione e intensità nel proporre il repertorio. Qualche lieve problema di intonazione sul finale, che non ha comunque penalizzato l’esecuzione.
Ad ogni modo, per il repertorio proposto, il contesto adatto è la piazza e le sagre paesane, che meglio apprezzano il repertorio nazional-popolare di chiara matrice folkloristica.
La Debacle:
Il cambio di rotta nel cambio palco successivo è evidente: i cinque giovani appena saliti sul palco possono essere il preciso esempio di come sia andata l’evoluzione della musica “leggera-cantautoriale” romana, a partire da De Gregori, passando per Silvestri, arrivando quindi a La Debacle.
Già la ricercatezza del nome li contraddistingue come gruppo non di certo banale o dedito al gioco: chiamarsi come una delle opere più intessanti di Emile Zola è già una dichiarazione di intenti. Un po' più di sfrontatezza col pubblico potrebbe giovare a completare il discorso personalità, già ad un buon livello. Freschi, molto attenti nella scelta dei suoni, e premiati dal pubblico.
La matrice che si può denotare con chiarezza nei brani proposti da La Debacle sono sicuramente l’intensità (i brani a volte sussurrati, a volte urlati con tutta la rabbia di cui il frontman è capace) e la genuinità ( i brani sono sempre diretti, non girano mai attorno al concetto che vogliono esprimere con le parole). Da confermare le belle sensazioni anche in semifinale.
Airline records:
La vera sopresa della serata. In 10 sul palco (ebbene si, nella serata odierna hanno calcato il palco del traffic quasi 50 artisti) 5 rapper, band super crossover a supporto.
Energia, coordinazione e la giusta dose di entusiasmo per i giovanissimi Airline Records. Malgrado la giovanissima età, non si “accavallano” mai nelle loro “barre” (termine che usano per indicare le strofe), compatti, ricordano per le voci e le liriche chi a Roma ha portato in alto la bandiera dell’Hip Hop, Colle der Fomento su tutti, mentre per il movimento sul palco e la sezione ritmica molto hardcore (e si parla di punk-hardcore) ricordano molto i cypress hill.
Trascinatori e con un seguito molto forte, la crew degli Airline Records non dimostra alcuna timidezza a gestire l’entusiasmo del pubblico, anzi, lo gestiscono con estrema nonchalance.
Vincitori assoluti della gara odierna, passano alle semifinali e si esibiranno come ospiti di serata all’Afterlife di Perugia.
Fabio Ippoliti:
Dopo un live così travolgente come quello precedente non è facile catturare l’attenzione su di se, ma Fabio Ippoliti si dimostra estremamente carismatico e un artista dalla penna raffinata.
Gusto nelle parole, gusto nella scelta della band di supporto. Sicuramente Fabio deve assolutamente indugiare col suo progetto, nel quale dimostra ottime capacità di scrittura. Un rock cantautoriale vicino alle proposte di Fabrizio Moro (entrambi pagano debito a Vasco Rossi per quanto riguarda gli arrangiamenti e lo stile di scrittura).
Il controllo sulla voce andrebbe un po' più dosato, ma forse l’urgenza di dover trasmettere la propria energia e il proprio messaggio va oltre ogni tecnicismo vocale. Approfondendo il discorso degli arrangiamenti, si può osservare la perizia delle scelte nei brani. I passaggi non sono mai banali, curandone stacchi e fill, ed allo stesso tempo non sono mai fini a se stessi: i musicisti del progetto di Fabio sono preparati ma non scalciano e si mettono al servizio del brano, impreziosendolo. Bravi!
Violatesa:
A terminare la parte di serata relativa al concorso i Violatesa. Essi rappresentano dalle prime note l’alternative che ci faceva gridare al miracolo, al risveglio del rock italiano.
Quello degli anni ’90. L’alternative degli Afterhours, dei Verdena, dei Marlene Kuntz, delle camicie di flanella ma italiane, la nascita di Mescal e tutte le band che hanno ruotato attorno. I Violatesa potrebbero essere tranquillamente inseriti in questo contesto, senza sfigurare.
Portano con se tutti gli elementi contraddistintivi del genere: il falsetto della voce, che poi esplode, il vibrato delle chitarre... bisogna comunque fare attenzione nella scelta di alcuni clichè vocali e di arrangiamento del genere. Promossi dal pubblico, li rivedremo in semifinale.
Chiudono la serata gli ospiti The Echoplaying, di Livorno. Vincitori di serata durante il contest dell’anno passato infiammano il palco del Traffic col loro travolgente brit-rock. Una conferma!
Recensioni del 28 Marzo:
quarta e penultima serata eliminatoria del contest a Roma, al Traffic Club. 5 band si “sfidano” in un clima disteso e di unione tra gli artisti. Ospiti di serata la band folk ternana dei Tribù nahars.
Madama Roma:
Ad aprire le danze (e mai apertura fu più adatta, poi scopriremo il perché) il duo voce e chitarra di chiara estrazione romanesco-popolare. Ma non solo! L’accompagnamento è raffinato, a volte manouche, a volte jazz, con un’interpretazione chitarristica che fa da tappeto perfetto per la rappresentazione non solo vocale della cantante. Infatti, l’interpretazione teatralizzata è uno degli elementi che contraddistinguono il repertorio dei due.
Brani di Califano, altri di tradizione popolare che fanno comunque sempre battere le mani a tempo, con la regia della trascinante cantante dei Madama Roma.
Rompono il ghiaccio alla quarta serata eliminatoria del Traffic. Destinati a spopolare nel giusto contesto e nella giusta cornice.
Brani di Califano, altri di tradizione popolare che fanno comunque sempre battere le mani a tempo, con la regia della trascinante cantante dei Madama Roma.
Rompono il ghiaccio alla quarta serata eliminatoria del Traffic. Destinati a spopolare nel giusto contesto e nella giusta cornice.
The idles:
Nemmeno il tempo di far spegnere gli echi delle chitarre acustiche che irrompono sul palco il quartetto dei The Idles, in pieno stile “Bill Haley and the comets”, e con l’attitudine dei Sonics (dei quali eseguono la celebre “the witch”). I The Idles salgono sul palco senza lasciare prigionieri.
Catapultati dal 1964 direttamente sul palco del Traffic, ripropongono, oltre che il sound, la stessa urgenza e attitudine dell’epoca, con tanto di roboante assolo di batteria in pieno beat style. Travolgenti e carichi come un borsone di TNT. Decontestualizzare è difficile, specie con un’offerta molto varia come quella proposta nella stessa giornata; quindi il rischio di presentare un’offerta molto specifica ha il rischio di non fare tutti contenti. Attenzione: questo potrebbe essere, paradossalmente, il punto di forza della band (con un’identità quindi MOLTO ben radicata).
Per rivolgersi ad un pubblico più vasto potrebbero pensare di valorizzare di più il materiale proprio. Molto interessante il fatto che, tutto ciò che è revival del roboante rock ‘n roll di matrice inglese più debitore dei rolling stones che dei beatles, non debba per forza ricondurre agli Hives o ai Babyshambles ma abbia anche dei figliastri che pescano direttamente alla fonte, senza per forza rifarsi alla “nuova ondata” del brit rock.
Catapultati dal 1964 direttamente sul palco del Traffic, ripropongono, oltre che il sound, la stessa urgenza e attitudine dell’epoca, con tanto di roboante assolo di batteria in pieno beat style. Travolgenti e carichi come un borsone di TNT. Decontestualizzare è difficile, specie con un’offerta molto varia come quella proposta nella stessa giornata; quindi il rischio di presentare un’offerta molto specifica ha il rischio di non fare tutti contenti. Attenzione: questo potrebbe essere, paradossalmente, il punto di forza della band (con un’identità quindi MOLTO ben radicata).
Per rivolgersi ad un pubblico più vasto potrebbero pensare di valorizzare di più il materiale proprio. Molto interessante il fatto che, tutto ciò che è revival del roboante rock ‘n roll di matrice inglese più debitore dei rolling stones che dei beatles, non debba per forza ricondurre agli Hives o ai Babyshambles ma abbia anche dei figliastri che pescano direttamente alla fonte, senza per forza rifarsi alla “nuova ondata” del brit rock.
Michael Lukes:
Si ritorna al suadente suono della chitarra acustica. Il giovane Michael, accompagnato dal suo fido chitarrista (ed in 2 occasioni da basi pre-registrate) si dimostra un ottimo performer.
Invidiabile controllo della voce, dapprima timido, poi più presente e coinvolgente col pubblico in sala. Riesce a far cantare il classico di Modugno “Meraviglioso” a tutti i presenti in sala. Il suo stile ricorda molto da vicino quello di John Vesely, ai più conosciuto come Secondhand serenade, sia come impostazione vocale che come intenzione.
Da segnalare una versione intima e spogliata da orpelli o arrangiamenti complicati di “Sound of silence” di Simon & Garfunkel. Miglior momento: Voce e chitarra, con un beat generato da un pedale autocostruito dal chitarrista stesso. Solo un brano originale, verso il quale dovrebbe sicuramente concentrare maggiormente la sua attenzione visti i buoni risultati. In semifinale, prossimamente, sempre al traffic.
Invidiabile controllo della voce, dapprima timido, poi più presente e coinvolgente col pubblico in sala. Riesce a far cantare il classico di Modugno “Meraviglioso” a tutti i presenti in sala. Il suo stile ricorda molto da vicino quello di John Vesely, ai più conosciuto come Secondhand serenade, sia come impostazione vocale che come intenzione.
Da segnalare una versione intima e spogliata da orpelli o arrangiamenti complicati di “Sound of silence” di Simon & Garfunkel. Miglior momento: Voce e chitarra, con un beat generato da un pedale autocostruito dal chitarrista stesso. Solo un brano originale, verso il quale dovrebbe sicuramente concentrare maggiormente la sua attenzione visti i buoni risultati. In semifinale, prossimamente, sempre al traffic.
Meet the Wolf:
Si imbracciano ancora le chitarre elettriche. Quindi spazio ai veri trascinatori della serata di oggi. Dalla prima nota, raccolgono sotto il palco le persone sparse per il Traffic.
Sezione ritmica quadrata e dritta sullo stomaco, chitarre taglienti come rasoi e le voci che vengono dosate e suddivise (in maniera egregia) tra i vari membri della band.
Stoner, nell’accezione meno classica del termine, poiché malgrado la matrice sia chiara ( a volte ricordano i Queens of the stone age), i M.T.W. sorprendono con soluzioni a volte più vicine al metal (alcune soluzioni vocali potrebbero stare tranquillamente in un disco dei deftones), a volte soluzioni molto più pop,
Sezione ritmica quadrata e dritta sullo stomaco, chitarre taglienti come rasoi e le voci che vengono dosate e suddivise (in maniera egregia) tra i vari membri della band.
Stoner, nell’accezione meno classica del termine, poiché malgrado la matrice sia chiara ( a volte ricordano i Queens of the stone age), i M.T.W. sorprendono con soluzioni a volte più vicine al metal (alcune soluzioni vocali potrebbero stare tranquillamente in un disco dei deftones), a volte soluzioni molto più pop,
mai confondendo l’ascoltatore, ma, appunto, sorprendendo piacevolmente. Il pubblico li premia mandandoli direttamente in semifinale.
Impervious Mind:
Terminando coi concorrenti di oggi, un ottimo melting pot di rock e metal.
Curioso come possano coesistere, senza tra l’altro sfigurare, reminescenze hard ‘n blues come black stone cherry e Alterbridge, e metal più tradizionale stile Helloween e Iron Maiden (soprattutto nelle sfumature timbriche della voce). Musicisti preparati e probabilmente forgiati nel metallo e da tante ore di sale prove, gli Impervious Mind si presentano preparati e determinati.
In una bellissima esplosione di suoni, a volte rabbiosi a volte più intimisti, non sarebbe male una presenza scenica di maggiore impatto e coinvolgimento del pubblico. Tutto sommato la proposta viene offerta senza sbavature e con un impatto a forti dosi di decibel. Assolutamente una bella prova.
Curioso come possano coesistere, senza tra l’altro sfigurare, reminescenze hard ‘n blues come black stone cherry e Alterbridge, e metal più tradizionale stile Helloween e Iron Maiden (soprattutto nelle sfumature timbriche della voce). Musicisti preparati e probabilmente forgiati nel metallo e da tante ore di sale prove, gli Impervious Mind si presentano preparati e determinati.
In una bellissima esplosione di suoni, a volte rabbiosi a volte più intimisti, non sarebbe male una presenza scenica di maggiore impatto e coinvolgimento del pubblico. Tutto sommato la proposta viene offerta senza sbavature e con un impatto a forti dosi di decibel. Assolutamente una bella prova.
Chiudono la quarta serata eliminatoria gli ospiti Tribu Nahars, di Terni.
Vincitori di serata a Perugia scelgono Roma per proporre il loro folk cantautoriale. Il pubblico ha apprezzato la proposta dei 7 ragazzi ternani, che hanno (malgrado la giovane età) padroneggiato con esperienza il palco con flauto, sax, percussioni e altri strumenti etnici.
Vincitori di serata a Perugia scelgono Roma per proporre il loro folk cantautoriale. Il pubblico ha apprezzato la proposta dei 7 ragazzi ternani, che hanno (malgrado la giovane età) padroneggiato con esperienza il palco con flauto, sax, percussioni e altri strumenti etnici.
Emergenza Music Contest si volge in Collaborazione con MARSHALL RECORDS.